Ti è mai capitato di mettere a confronto dei pezzi di produzione identici, ma realizzati in due momenti diversi, e scoprire che il colore è completamente differente? Hai mai visto due articoli, prodotti con le stesse materie prime, presentare un delta color elevato, senza riuscire a spiegarti il perché? Tranquillo. Capita anche ai migliori. Ti sveleremo noi il segreto. Di solito, per poter avviare una produzione industriale, serve innanzitutto un campione di partenza. Nel caso del mondo della lavorazione della plastica, il personale di laboratorio ha il compito di analizzare tale campione e individuare il colore che lo caratterizza. Una volta studiata una formula per riprodurre il pezzo su scala maggiore, si può procedere. Poi, il reparto Qualità verifica che l'articolo realizzato sia il più fedele possibile al campione primario. Per quanto riguarda il colore, bisogna assicurarsi che il mix di pigmenti scelti abbia lavorato bene ottenendo una sfumatura come l'originale.
La differenza tra i colori è calcolabile e la sua unità di misura è il delta color (Delta-E): più grande sarà questo indicatore, maggiore sarà la differenza tra le sfumature, ovvero ciò che viene definito come “distanza cromatica”. Ovviamente, nella produzione industriale, esiste un limite di tolleranza perché è davvero difficile riprodurre un colore alla perfezione, infatti certe differenze sono quasi impercettibili ad occhio nudo. Ma allora, perché può capitare che tra lotti diversi di uno stesso prodotto ci siano grandi differenze di sfumatura rispetto al campione originale? Come avviene l’alterazione cromatica quando si utilizzano le medesime materie prime?
Il colore di un oggetto in plastica dipende da quanti e quali pigmenti sono dispersi sulla sua superficie. Differenze nella concentrazione (ossia, nel quantitativo) dei pigmenti presenti può determinare sfumature differenti e, di conseguenza, un delta color elevato. Qualsiasi miscela, per stare in equilibrio, ha bisogno che ogni ingrediente venga aggiunto solo fino ad un certo limite, ovvero una concentrazione massima. Ad esempio, se mescoliamo tanta farina con poca acqua sarà impossibile realizzare un buon impasto per fare il pane. Lo stesso concetto vale anche per i pigmenti e gli additivi da unire ai polimeri. Infatti, una dispersione ottimale è difficile da ottenere ad alte concentrazioni. Una delle spinte tecnologiche moderne è proprio quella di riuscire a generare sempre più masterbatch concentrati. Maggiore è il quantitativo di pigmento presente, più forza colorante avrà il prodotto.
Purtroppo, la via della qualità e dell’innovazione non è la stessa della facilità. Oggi capita sempre più spesso di trovare masterbatch diluiti anziché concentrati, proprio come delle pizze realizzate con un eccesso di acqua: deformi, insapori e talmente sottili che sollevando la fetta tutto il condimento cade sul piatto. Personalmente, quando mozzarella e pomodoro scivolano via e resta solo un lembo di pasta bagnaticcio lo trovo un’autentica disgrazia. Non si può pretendere di ottenere una pizza gustosa, se si economizza troppo nella sua composizione. Il problema è che molti pizzaioli si sono fatti furbi: diminuiscono gli ingredienti poco alla volta, “tanto il cliente non se ne accorge.” Si parte calando il quantitativo di farina, poi di mozzarella, poi le dimensioni dell’impasto… sono cambiamenti a cui non si fa caso subito, specie quando avvengono in un arco temporale disteso. Ma alla fine ci si accorge che qualcosa non va, perché si conclude la cena sempre ancora affamati.
Sfortunatamente, questo accade anche con i colori. Calare nella concentrazione del prodotto offerto significa ottenere un risultato finale mediocre. Non lo si nota subito, perché accorgersi di certe differenze nelle sfumature di uno stesso tono è praticamente impossibile per un occhio non esperto. E così, sul lungo andare, il colore di un articolo inizia a degradare a causa di impercettibili variazioni. Si definisce deriva cromatica l’alterazione coloristica flebile, ma costante nel tempo, che sul lungo termine causa variazioni dell’unità delta color enormi. Qui entrano in gioco i produttori di masterbatch. La capacità del masterista esperto è riuscire a produrre articoli sempre uguali, di impedire e prevenire le alterazioni, garantendo al cliente la fornitura di prodotti identici nel tempo dalla concentrazione costante. Nessuna sorpresa non gradita. Tipo la mamma che regala i tuoi vecchi giochi al cuginetto, perché tanto tu non li usavi più, quindi non te ne saresti nemmeno accorto. E invece te ne sei accorto eccome.
Certe volte la deriva cromatica non è voluta, accade e basta. Le ragioni possono essere innumerevoli: cambio di fornitori di materie prime, leggeri errori di produzione, alterazione dei macchinari di controllo qualità, ricambio di personale… Ma alla fine la questione resta sempre la stessa: ci si trova, magari dopo anni, con un prodotto stampato e messo a confronto con il campione originale, recuperato per caso dagli scaffali del magazzino. Proprio in quel momento si scopre che, ahimè, gli articoli in paragone sono di due colori completamente diversi. Possibile che nessuno abbia notato prima un delta color così elevato? Eppure, i macchinari per verificare che i pezzi rientrino nel limite della tolleranza esistono!
In questo caso, per spiegare cosa è accaduto, facciamo ricorso alla geologia: fa molta notizia l’eruzione improvvisa di un vulcano, con grandi scuotimenti del suolo, fratture del terreno, colate di lava e ceneri sparse per centinaia di chilometri. Ma nessuno fa particolare caso ai brevi e inavvertibili movimenti della terra, magari subacquei, che causano leggerissime oscillazioni ogni giorno. Eppure, sono proprio questi micro terremoti quasi quotidiani, costanti ma impercettibili, che spostano i continenti. Così un grande errore di produzione è molto più evidente, ma per assurdo meno drastico, di un lento ma progressivo mutamento.
Cioè, confrontare un lotto solamente con un altro precedente e non con il campione originale, aumenta quel margine di errore che rientra nella tolleranza. Questo perché il punto di riferimento non è più quello stabilito in principio, ma uno realizzato in un secondo o terzo momento. Come abbiamo detto, è quasi impossibile produrre due colori in modo perfettamente uguale, perciò il nuovo campione contiene già in sé una percentuale di alterazione delta color che non può che aumentare di produzione in produzione.
Hai appena scoperto di avere un terremoto in corso in produzione? Scrivici!